Giuseppe Linardi nasce a Buenos Aires nel 1971. Giovanissimo si trasferisce a Follonica, in Toscana, dove vive e lavora. Frequenta il Liceo Artistico di Grosseto e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Sebbene la prima fase del lavoro dell’artista sia stata dedicata all’iperrealismo, il suo stile si è sviluppato in maniera più spontanea, passando attraverso varie tecniche e soggetti: dalle nature morte e paesaggi ai grandi ritratti iperrealistici, dalle tecniche di dripping painting alle sculture e alle installazioni. In questi anni, pienamente convinto che ogni idea debba essere sviluppata attraverso mezzi adeguati, l’artista ha portato avanti diversi progetti, muovendosi sempre sul confine tra astrazione e figurazione. “Decodificare” è la parola chiave dell’opera pittorica dell’artista. Le immagini che ha dipinto in passato, cercando di renderle il più reali possibile, quasi palpabili, sono ora sezionate, smembrate e ridotte al limite della figurazione. Quella pittura, così perfetta, eseguita in maniera quasi maniacale, ora esplode e si frantuma in pennellate. Questi segni di schizofrenia, chiamati “codici” dall’artista stesso (da cui il nome “decodifica” dato alla sua tecnica), sono gli elementi costitutivi della sua nuova ricerca artistica. È una tecnica pittorica che gli permette di dipingere più liberamente che in passato, quando si atteneva ai canoni della pittura accademica iperrealista. La sua tecnica attuale è il risultato di una lunga ricerca, sperimentazione sui soggetti, decostruzione e ricostruzione delle immagini. Tutte le immagini che dipinge con questa tecnica richiedono una profonda capacità di lettura, uno sforzo visivo che viene ricompensato dalla scoperta del soggetto, che si svela lentamente e si arricchisce continuamente di nuovi dettagli. Le opere di Giuseppe Linardi sono un’esperienza ottica da non perdere. Le sue tele luminose sono fonti di sensazioni ottiche sconcertanti come immagini di occhi magici o schermi interattivi. Davanti ai suoi quadri lo spettatore rimane ipnotizzato dalla decodifica dei segni che lo riportano al caos di certi aspetti della vita quotidiana. L’abile manipolazione dei pigmenti dell’artista trasforma le immagini statiche in vivaci animazioni che diventano metafore dell’intricato disegno dell’universo.