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Nato ad Augusta (SR) nel 1980, si iscrive all’Istituto d’Arte di Siracusa e, successivamente, all’Istituto d’Arte di Catania. Osservando le opere di Angelo Alessandrini mi sento pervadere da una sorta di calma che solo il perdermi nel cielo stellato di certe notti d’estate mi permette di provare. La pittura è soave, calma e familiare nell’intimità di colui che racconta la contemporaneità attraverso tattili stesure di colore che inebriano l’anima come solo poche poesie riescono a fare. Imbattersi nelle sue opere è dunque un lento processo di avvicinamento ad un sentire generazionale che racconta e si racconta attraverso una figurazione che converte messaggi iconologici in veri e propri codici lessicali colmi di significati. Sono i dettagli inseriti nella figurazione a trasformarsi nelle corrette chiavi di lettura dell’opera. Come negli evocativi capolavori del Realismo Magico che trovano in Cagnaccio di San Pietro l’estasi divinatoria di un significato infinitesimanale in Dopo l’orgia del 1928, la ricerca espressiva di Alessandrini si fonda su una sensazione pragmatica ed oggettiva che solamente grazie alla nostra percezione si tramuta in un viaggio metafisico fatto di silenzi ed attese, attimi ed assonanze. Frammenti impercettibili che, dal tutto iconografico, trascendono verso di noi assumendo il significato del nostro vivere mostrandoci aspirazioni, sogni, incubi, nevrosi e contraddizioni di un’umanità da sempre in lotta con se stessa. Alessandrini è un narratore plastico che trova riferimenti in Giorgio Morandi e Antonio Brancato: se dal maestro bolognese coglie l’atmosfera metafisica plasmata in tinte tenui ed evocative di Brancato, suo maestro all’Accademia, si percepiscono i riferimenti di una contemplazione obbligata al senso di verità. La semantica dell’opera è dunque pretesto per un’indagine antropologica che trasla verso un realismo sociale di chiave poetico-esistenzialista; come uno specchio rivolto verso l’interno le opere, siano esse pittura o scultura, ci portano a riflettere sullo stato delle cose mediante le raffinate evoluzioni di una pittura di tocco leggera e sognante. Le stesure sono morbide quasi a voler nascondere la pennellata in velature che si contrappongono alla forza di un messaggio massiccio e concreto che arriva dritto verso di noi. Ci prende alla sprovvista Alessandrini, proprio perché questo messaggio, mai posto come perno dell’immagine, viene sempre suggerito da una scritta, da un’ombra, da un dettaglio che dal nulla si trasforma in presenza determinante. Angelo Alessandrini è poeta del nostro tempo capace di trasportarci in una notte d’estate cullandoci con il trascorrere delle stelle fino al momento in cui, rapiti dall’estasi del cosmo, ci risvegliamo in un mondo che dobbiamo avere la forza di cambiare.